(Padova 13 settembre 2020) Da 27 città italiane, da San Marino, Londra e Stoccolma sono venuti in Fiera a Padova per dare un segnale di ripresa ai mercanti d’arte e a tutti gli appassionati delle forme artistiche del passato, ricordando quanto i valori di mercato si siano abbassati in questi mesi. Sono gli 80 antiquari che fino al 20 settembre espongono alla 36^ Antiquaria Padova, una delle massime espressioni fieristiche del settore presenti in Italia e la prima fiera di pubblico ad aver aperto dopo il lockdown. Man mano che si visita la mostra- mercato si scoprono pezzi sempre più pregiati e antichi: come il cofanetto reliquiario datato con l’analisi della fluorescenza XRF tra il 1180 e il 1230 e realizzato a Limoges in rame dorato riempito con pasta vitrea secondo il metodo Champlevé, proveniente da un importante collezionista piacentino e valutato 30.000 euro; o il raro reliquiario duecentesco costituito da una preziosa testa femminile in rame sbalzato e dorato di Limoges con ametiste, lapislazzuli, agata, cristallo di rocca (Fabbri Arte, Canedole-Roverbella – Mantova). Gli esempi medioevali presenti soprattutto in questa vetrina antiquaria, si mescolano a quelli dei secoli seguenti che raccontano l’arte più alta (ci sono esempi di Palma il giovane, Pietro Liberi, Bernardo Canal, Puligo, Depero, Campigli, De Chirico, Angeli, Besarel, Gregorio Lazzarini maestro di Tiepolo, i fratelli Ciardi, Daum, Gallè e molti altri), distribuiti tra gli stand degli antiquari tra i quali sono presenti alcuni dei massimi esponenti italiani: Tornabuoni Arte antica (Firenze), Studiolo Fine Art (Milano), Cecchetto e Prior (Treviso), Phidias (Reggio Emilia), Barbara Cesaro (Padova), Galleria d’arte Cinquantasei (Bologna), Lombardo&Partners (Torino), Ducci Roberto Dipinti antichi (Firenze – Pesaro), Fabbri Antiquariato (Mantova), Antichità Allegrini (Treviso).

Collezionisti, appassionati e semplici curiosi in nove giorni potranno avvicinare pezzi unici, scorrendo tra gli stand la storia dell’arte con chiari riferimenti anche a grandi maestri dei secoli d’oro della cultura artistica europea, ma anche orientale. Mobili, dipinti, porcellane, statue, oggetti, tessuti, stampe, cornici, cristalli, argenti, arazzi, tappeti di alta manifattura, stoviglie, gioielli con una vasta gamma di valori. L’orario di apertura da lunedì a venerdì è dalle 15 alle 20, anticipato alle ore 10 nel prossimo weekend.

La società organizzatrice Nef invita il pubblico a preferire il biglietto online (costo di 8 euro sul sito www.antiquariapadova.com ) rispetto all’acquisto in cassa (10 euro) evitando quindi assembramenti. I biglietti ridotti da 5 euro vanno invece acquistati in cassa, mentre per i bambini sotto i 12 anni l’ingresso è libero.

I quadri di casa verificati in Fiera

Una rassegna interessante non solo per chi è attratto da un possibile investimento, ma anche per quanti hanno in casa un quadro di incerta attribuzione: in Fiera sono infatti presenti sia professionisti del restauro come Campagnola Restauro di Verona, sia la società di Vicenza, Csg Palladio che fa parte di uno dei 42 laboratori di Lifeanalytics  e che ad Antiquaria Padova dimostra – anche al pubblico che volesse far verificare qui una tela di proprietà – come avvengono le analisi di ultima generazione. “Grazie agli strumenti portatili non invasivi come il microscopio elettronico a 250 ingrandimenti, le lampade a UV e il sistema XRF per le analisi a raggi X– spiegano i responsabili Fabio Frezzato ed Elena Monni - in 24 ore forniamo un primo responso sul tipo di pigmenti e leganti presenti nel dipinto, andando a leggere sotto la vernice, definendo anche l’epoca in cui sono avvenute le pennellate e gli eventuali restauri. Per fare un esempio della correlazione tra materiali ed epoche: il bianco ottenuto dal piombo era in uso nel ‘700, ma a fine secolo il pigmento divenne a base di zinco e attorno al 1920 comparve il bianco di titanio”.

Il laboratorio vicentino che sta compiendo analisi sul celebre Tempietto longobardo di Cividale del Friuli, nel 2012 scoprì su un’opera giovanile di Raffaello (ospite della pinacoteca Carrara di Bergamo) che l’artista aveva usato vetro macinato come essicativo degli olii e per accrescere luminosità al suo San Sebastiano. Prima dell’introduzione nelle belle arti della strumentazione tecnologica si sono fatti tanti errori di valutazione spiega Fabio Frezzato: “Una lettura spesso errata del Libro dell’arte di Cennino Cennini, trattato fondamentale scritto a Padova in un volgare toscano - veneto ai primi del Quattrocento, ha fatto sbagliare interpretazioni tecniche di tante pitture murali antiche portando danni nei restauri”.

 

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