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Dal 23 al 31 marzo alla Fiera di Padova

Non sarà la capitale mondiale dell'antiquariato (la Londra delle case d'asta Sotheby's e Christie's attive da 250 anni, o la Parigi dell'Hôtel Drouot luogo di culto dell'arte), ma Antiquaria Padova è la principale mostra - mercato del settore nel Nordest e una delle più importanti d'Italia. Dal 1985 riunisce i più prestigiosi nomi di antiquari, alcuni dei quali dal respiro internazionale. Presentando oggi la 35^ edizione di Antiquaria Padova, organizzata da Nord Est Fair, in programma alla Fiera di Padova da sabato 23 a domenica 31 marzoAndrea Colasio assessore alla Cultura del Comune e Andrea Olivi presidente di Geo hanno insistito sul valore culturale di questa manifestazione che vedrà presenti quasi tutti i principali antiquari italiani.

Sono 80 gli espositori provenienti da tutta Italia, tra cui spiccano alcuni marchi storici: Tornabuoni Arte antica (Firenze), Studiolo Fine Art (Milano), Galleria Gomiero (Milano), Antichità Allegrini (Treviso), Galleria d'arte Bentivegna (Montecatini Terme), Barbara Cesaro (Padova), Mirco Spallegiani (Reggio Emilia), Optima Cecchetto (Castelfranco Veneto). Sono presenti (in ordine numerico) le regioni Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte – Sicilia e Campania, Lazio- Friuli Venezia Giulia- Liguria- Abruzzo- Puglia e la Repubblica di San Marino. Le loro proposte vanno dal Trecento ai giorni nostri, con forte presenza di pezzi del Settecento e dell'Ottocento e con un parterre di artisti che va da Tiepolo a Picasso, da Paul Storr a Gio Ponti, da Canaletto a Mirò, dai pittori toscani del TrecentoGuttuso, Fontana, de Pisis, Vedova, Pomodoro.

Il '700 veneziano sempre in auge

"E' una mostra-mercato di alto livello che punta sul segmento medio- alto e tra le più longeve d'Italia" spiega Nicola Rossi, ideatore di questa rassegna oltre che di ArtePadova, ArteGenova, ArteVicenza ,Artparma Fair, ArteBari, Expo Libri Padova, Contemporary Art Talent Show di Padova-Genova-Vicenza- Parma e amministratore unico di Nord Est Fair, società padovana che organizza in tutta Italia fiere d'arte e antiquariato.

"Continua ad essere forte – prosegue Rossi – anche da parte di mercanti statunitensi la domanda di pezzi del Settecento veneziano; tendenza che viaggia parallela alla riscoperta del Déco e del design anni Sessanta e Settanta. Per la ricchezza del patrimonio privato che si rifà alla Serenissima, Padova e il Veneto rappresentano un territorio che sotto questo profilo guarda ancora molto indietro, ai secoli d'oro: tanto per gli arredamenti quanto per i dipinti".

Più in generale la tendenza degli amanti dell'antiquariato, è di ricercare quadri e mobili dell'arco temporale che va dal Seicento al Novecento e, per i giovani, di avere in casa almeno un pezzo antico importante e distintivo. "E' il momento di comprare – conclude Rossi – ora che i valori sono anche dimezzati rispetto agli anni Ottanta", tanto più, precisa la gallerista padovana Barbara Cesaro, che Padova Antiquaria, che nel Nord Est è sopravvissuta alle fiere di Vicenza, Verona e Udine, garantisce la qualità delle opere esposte.

Cosa si ammira ad Antiquaria Padova 

La 35^ edizione di Antiquaria Padova propone un percorso artistico che dal Rinascimento porta al Novecento: esposizione che attraverso mobili, porcellane, dipinti, statue in legno e marmo, oggettistica, tessuti, stampe, cornici, cristalli, pregiati argenti, arazzi, tappeti persiani di alta manifattura, stoviglie, gioielli, rievoca in particolare i secoli Settecento e Ottocento, con "puntate" nei periodi precedenti e nel modernariato. Manufatti frutto della sapiente inventiva di artisti e artigiani dei secoli scorsi, realizzati a mano con tecniche tramandate di generazione in generazione. Pezzi fatti per impreziosire dimore patrizie e concepiti per durare nel tempo, splendidamente restaurati e conservati, capaci di far rivivere atmosfere lontane.

Tra gli articoli più curiosi e pregiati spiccano: una placca in rame dorato e smalti Champlevé raffigurante la lavanda dei piedi (probabile fianco di cofanetto reliquiario di Limoges XII o XIII secolo); un raro cofanetto a rosette in osso scolpito e inciso a motivo di baccanale, di manifattura italiana trecentesca; Cristo vivo, bronzetto dorato attribuito allo scultore Pietro Tacca (Carrara 1577 – Firenze 1640);  un calamaio in bronzo con putto alato, fattura veneta di fine Cinquecento; un trumeau veneziano del XVII secolo con ante a specchio; una coppia di altorilievi dei santi Pietro e Paolo XVII- XVIII secolo in marmo giallo antico e nero del Belgio; uno scrittorio veneziano del Settecento in legno laccato e decorato a Chinoiserie in pastiglia dorata a rilievo su fondo blu con gambe a ricciolo, piano scorrevole e cassettini; un cofanetto nuziale Ginori in porcellana istoriata a bassorilievo del 1870 presente nel 1878 alla terza Esposizione Universale di Parigi; un orologio da tavolo in bronzo L'eroe a Paris; terrecotte francesi di fine '700; una consolle sagomata in legno laccato e dorata Settecento veneziano; un disegno su carta a inchiostro bruno di scuola veneta del '700. E ancora, dal Settecento: tavolini in noce e radica emiliani, una coppia di candelieri in argento veronese, coppia di mori veneziani specchiera e consolle in legno intagliato e dorato della Serenissima; un leone veneto porta stemma di fine Cinquecento; una coppia di saliere in argento (Londra 1828) del più noto orafo argentiere inglese dell'Ottocento, Paul Storr.

Dall'antico... fino al modernariato

Poi ci sono le espressioni del modernariato realizzate prevalentemente tra gli anni Trenta e Settanta del Novecento, che colpiscono per stile e funzionalità: realizzate non necessariamente a mano, possono avere parti in plastica o metallo cromato. Tra gli articoli più pregiati sono in mostra alcuni vasi della cristalleria Daum di Nancy realizzati tra il 1908 e il 1910; una rilevante collezione di vasi di Emile Gallé; un vaso in maiolica del 1929 firmato da Gio Ponti, all'epoca direttore artistico della manifattura fiorentina Richard Ginori; un grande vaso in maiolica a decoro liberty dei primi Novecento Il risveglio della primavera, della Ginori; una scultura su piatto di Abele Jacopi per la manifattura Lenci di Torino, anni Trenta; un tavolo in palissandro e acero con vetro nero realizzato nel 1939 da Michele Merighi; una credenza in pergamena degli anni Quaranta; parure déco, bracciali anni Quaranta.

In uno stand è anche all'opera la restauratrice veronese di quadri antichi Daniela Campagnola.

Ricca la presenza di opere d'arte con stampe, incisioni e litografie di autori come Tiepolo, Canaletto, Picasso, Mirò. Esposte a Padova un'acquaforte che Giovan Battista Tiepolo realizzò come bozzetto del suo Il trionfo di Venere oggi a Madrid al Museo del Prado e una stampa di una testina di vecchio di Giandomenico Tiepolo; l'incisione con veduta di Dresda di Canaletto (Venezia 1721 – Varsavia 1780); una grande litografia di Joan Mirò datata 1973 con l'auto- dedica Ode a Joan Miro e un'acquaforte "fumettistica" di PicassoLa piccola passione, xilografia cinquecentesca di Albrecht Durer; due rare stampe seicentesche dell'Università di Padova (interno ed esterno del Bò); una Natura morta di Renato Guttuso datata 1956; una trecentesca Madonna dell'Umiltà del bolognese di origine francese Zanino di Pietro vissuto a cavallo tra Tre e Quattrocento; la tela seicentesca Tributo della moneta del fiorentino Sebastiano Mazzoni; il Ritratto di gentiluomo realizzato nel '600 dall'olandese Ferdinand van Kessel; una Madonna con bambino del maestro di Sant'Ivo (Trecento fiorentino); una tempera su carta raffigurante una rara veduta della padovana Porta Portello dipinta su carta dall'architetto e topografo Giovanni Battista Salucci (Firenze 1769 - Firenze 1845) al seguito di Napoleone nella Campagna d'Italia.

Molti artisti veneti, tra cui una veneziana e una rodigina del '600

Ben rappresentati ad Antiquaria Padova i pittori veneti: Benedetto Caliari fratello del più celebre Veronese (Verona 1538 – Venezia 1598) con Betsabea al bagno (fine '500); Antonio Carracci (Venezia 1592 – Roma 1618) con l'olio su tela La caduta di IcaroGiulio Carpioni (Venezia 1613 – Vicenza 1678) con Diluvio di DeucalioneAntonio Molinari (Venezia 1655 – Venezia 1704) con Il convitto di Baldassarre; Gregorio Lazzarini (Venezia 1655 – Verona 1730) con Cristo e l'adulatrice e Rebecca al pozzoSebastiano Ricci (Belluno 1659 – Venezia 1734) con Santa CeciliaLuca Carlevarijs (Udine 1663 – Venezia 1730) con La piazzetta di Venezia verso Punta della DoganaAntonio Balestra (Verona 1666 – 1740) con Gloria di San GiuseppeRosalba Carriera (Venezia 1675 – Venezia 1757) con Allegoria femminile della paceMarco Ricci (Belluno 1676 – Venezia 1730) con Paesaggio invernale con boscaioliElisabetta Marchioni (Rovigo  XVII secolo – Rovigo XVIII secolo) con una composizione floreale; Pietro Rotari (Verona 1707 – San Pietroburgo 1762) con Ragazza con rosa tra i capelli, olio in cornice ovale veneziana; Sebastiano Lazzari (Verona 1730 – Venezia 1791) specializzato in trompe-l'oeil (detti finti assi) presenti in Fiera; Gabriele Bella (Venezia 1730 – 1799) con piazza San Marco; Francesco Tironi (Venezia 1744 - Roma 1797) con la Veduta con Santa Maria della SaluteGiovanni Grubacs (Venezia 1830 – Pola 1919) con Il Canal Grande con il ponte di Rialto a Venezia e con L'isola di San Giorgio Maggiore verso la basilica della Salute a Venezia;  Antonio Paoletti (Venezia 1834 – Venezia 1912) con Ritratto di donna in gondola con ombrellino da sole rosso con alle spalle l'isola di San Giorgio -1877; Noè Bordignon (Castelfranco Veneto 1841 – San Zenone degli Ezzelini 1920) con Giovane popolana nel paesaggio innevato di San Zenone (fine '800); Egisto Lancerotto (Noale 1847 – Venezia 1916) con le sue scene di vita quotidiana; Oreste Dal Molin (Piove di Sacco 1856 – Piove di Sacco 1921) con Cara, ti xe tanto bela, olio su tela; Alessandro Milesi (Venezia 1856 – Venezia 1945) con Ritratto di Giovannina Barbon Benicelli – 1929; Vittorio Tessari (Castelfranco 1860 – Mira 1947) con Ai piedi del Grappa (primi '900);  Cesare Vianello (Venezia 1862 – Venezia 1953) con Davanti alla Salute, olio su tela; Beppe Ciardi (Venezia 1875 – Quinto di Treviso 1932) con Laguna a mezzo aprile, olio su tela del 1928, presentato lo stesso anno alla 16^ Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia; Angelo Brombo (Chioggia 1893 – Venezia 1962) con una veduta di Chioggia; Giorgio Dario Paolucci (Venezia 1926) con Periferia di Venezia - 1952.

 

Arte antica e moderna a confronto

Quest'anno Antiquaria Padova  propone anche un confronto tra l'arte antica e quella contemporanea portata da importanti gallerie d'arte italiane, per creare un dialogo ed un confronto tra linguaggi artistici di epoche diverse.

Questo percorso artistico tra i secoli ospita opere di artisti come Lucio Fontana, con i suoi concetti spaziali della seconda metà del Novecento, il francese Arman tra i massimi esponenti del Nouveau Réalisme con Untitled, lo scultore Arnaldo Pomodoro (disco di bronzo dorato, 1983), Emilio Vedova con un interessante autoritratto eseguito a Burano nel 1946. E ancora Filippo de Pisis, Aligi Sassu, Giuseppe Santomaso, Virgilio Guidi, Lino Dinetto, Virette Barbieri, Giuseppe Mastellaro, Fred Pittino, Giuseppe Cesetti, Antonio Rotta, Luigi Gioli, Carlo Cherubini.

Arrivando ad artisti operanti ai giorni nostri, come Nicolò Tomaini, con opere che riassumono in modo davvero puntuale e diretto il dialogo tra antico e moderno, attraverso una riflessione sugli strumenti e tecnologie che ormai mediano e filtrano quasi completamente il nostro rapporto con l’arte, vista ormai principalmente tramite uno schermo; con la sovrabbondanza di immagini, significati e messaggi della nostra contemporaneità, che significato assumono oggi i grandi capolavori del passato?

Altra artista contemporanea da non perdere è Carla Bedini, artista figurativa che esemplifica un altro tipo di confronto tra classico e moderno, con le sue figure femminili rese con tratti onirici e particolareggiati, che alludono sempre ad una complessità emotiva e di riferimenti, su un supporto tuttavia inusuale come la garza medica su tavole lignee.

  

Quando il collezionismo diventa bene pubblico

"Antiquaria Padova è una mostra di ultra trentennale presenza sul territorio, consolidata quindi nel tessuto culturale oltre che commerciale padovano. Il suo rilievo a livello nazionale e la risonanza che i nove giorni espositivi offrono alla città, impongono un'attenzione particolare da parte dell'amministrazione pubblica, sensibile alla valorizzazione dell'arte in tutte le sue forme.

Giova ricordare che il collezionismo, spesso alla base del fenomeno antiquario, è garanzia di conservazione dei beni artistici e storici: ne è un esempio il nostro Museo Civico che nasce proprio grazie ai lasciti di collezioni private. Ne conta infatti di preziose, come la Pinacoteca con i 543 dipinti che il conte Leonardo Capodilista lasciò al Comune, monete e sculture raccolte da Nicola Bottacin nell'omonimo museo, il Museo di arti applicate lascito di Leone Trieste, il Gabinetto fotografico con migliaia di immagini lasciate da fotografi padovani, e così via.

Il collezionismo quindi è un importante vettore di cultura e insieme un patrimonio per l'economia locale: garantisce prima o poi l'accesso al bello ad una pluralità di persone, non limitandosi ai diretti fruitori del momento. Non appena al Castello Carrarese avremo quella che sarà la più grande raccolta europea di design, grazie ad Antiquaria Padova si creerà qui il necessario dialogo tra antico e moderno".

Andrea Colasio, assessore del Comune di Padova a Cultura, Musei, Edilizia monumentale e Turismo

Beni rifugio crescono...

Gli analisti economici rilevano che in questo periodo storico, per lo meno finché i critici rapporti economici tra Cina e Stati Uniti non troveranno una pacifica soluzione e finché i mercati azionari non mostreranno una maggiore stabilità (vuoi per la Brexit vuoi per il perdurare della contestazione in Francia), i beni rifugio continuano ad essere considerati un'allettante risposta per chi desidera investire.

Nella sua rilevazione 2019 l'ISTAT ha calcolato che nel 2018 i beni di rifugio degli italiani, ovvero gli oggetti di valore (tout court), ammontavano a 2 miliardi e 745 milioni di euro (in aumento del 13,4% rispetto al 2017). In quest'ottica si colloca naturalmente anche l'antiquariato, che assieme alle opere d'arte e all'oro potrebbe conoscere un nuovo boom dopo quello vissuto negli anni Ottanta e soprattutto Novanta. Che si acquisti per investire o perché si sia collezionisti amanti del bello e dell'antico o perché si ricerchi l'affare, i clienti degli antiquari vivono la loro passione inseguendo le tracce dell'arte del passato e sono spesso disposti a viaggiare per trovarle. Si tratta quasi sempre di cultori dell'arte espressa tanto da artisti in senso stretto (pittori e scultori) quanto da artigiani dei secoli passati, il cui lavoro era commissionato da patrizi e da teste coronate. Per questo i visitatori attesi alla Fiera di Padova dal 23 al 31 marzo non saranno esclusivamente veneti.

28 milioni per Canaletto, 12 per Picasso

Quando qualcuno è disposto a spendere 12 milioni di euro per una tela di Picasso o 28 milioni per una settecentesca veduta del Canal Grande dipinta da Canaletto (battuta nel 2005 a Sotheby's), è evidente che non si tratta solo di hobby e che il fenomeno antiquariale non conosce recessioni. Oggi gli acquirenti dei pezzi più pregiati, accanto agli oramai consolidati arabi, russi e americani, sono i nuovi ricchi che arrivano dalla Cina, attratti dal fascino esotico dell'arte e della storia europea.

Ma cos'è antiquariato e cosa d'epoca?

Si dice pezzo di antiquariato un mobile o un oggetto che ha più di 150 anni, in caso contrario è d'epoca, mentre la produzione che definiamo semplicisticamente vecchia viene detta vintage o di modernariato.  Banalmente possiamo dire che ciò che è datato ai primi anni dello Stato Italiano (1861) è d'epoca, mentre il prima è decisamente antiquariato.

Sono considerati antichi anche i manufatti del primo Novecento, purché realizzati a mano seguendo tecniche artigianali tipiche del secolo precedente.

Il gusto di collezionare le espressioni del passato è molto antico, derivando probabilmente dall'esigenza, da un lato di conservare il ricordo degli antenati e dall'altro di vantare la sottomissione di altri popoli, copiandone a volte le qualità ritenute positive: come fu per la Roma classica che dapprima collezionò le opere dei maestri greci e poi iniziò a copiarle e successivamente a reinterpretarle. In epoca romana l'antiquario era il maestro che insegnava a leggere e scrivere la lingua classica. Nel Medioevo si compravano i manoscritti greci e latini, mentre il Rinascimento riscoprì il fascino dell'antico avviando un ricco collezionismo di opere rinvenute negli scavi archeologici. Nel Cinquecento il termine antiquario smise il suo significato medievale di amanuense ricopiatore di antichi manoscritti e venne inteso chi studiava le antichità e si occupava di trovare e collezionare reperti antichi e preziosi per il suo signore o per sé.

Poi col Settecento arrivò l'Illuminismo e gli aristocratici iniziarono a pagare qualsiasi cifra per accaparrarsi oggetti antichi... Nacque la professione di antiquario come la intendiamo oggi.

Modalità di ingresso

Padova Antiquaria si tiene al padiglione 1 della Fiera di Padova con accesso da via Tommaseo. Orari sabato e domenica 10-20, feriali 15-20. Ingresso 8 euro, ridotto 4 euro (over 65, gruppi di 10 persone, forze dell'ordine, studenti, diversamente abili, ragazzi dai 13 ai 17 anni), gratis sotto i 12 anni. Negli oltre 100 negozi padovani partner della mostra -mercato i clienti ricevono biglietti omaggio.

 

 

Ufficio stampa: Roberto Brumat 347 3020664  mail@robertobrumat.it